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varietà

Varietà! Tutti i Colori della TV

Dalla Rivista ai Reality Show: Com’è cambiata l’arte dello spettacolo

(Davide Martini)

“La tv generalista? Se non è morta, sta vivendo un declino ineluttabile e non arginabile”. Da anni, ormai, questo luogo comune sta scalando la classifica degli slogan più abusati e qualunquistici. Perché dietro la scusa della frammentazione del pubblico televisivo e della pluralità dell’offerta proveniente dall’on-demand e dalle sue molteplici piattaforme si nasconde un interrogativo ben più inquietante: ma nel XXI secolo c’è qualcuno ancora in grado di farla, la tv, come la si faceva una volta? E soprattutto di convincere le generazioni dei Millennials che, pur senza travestirsi da boomers, usare il telecomando può ancora essere più utile (e magari educativo) che accendere il tablet o lo telefonino, infilarsi le cuffiette (anzi, gli AirPods…) e vivere nel mondo, magari magico, ma pur sempre virtuale, delle serie tv?

Del resto servono motivazioni più che valide per resistere alla tentazione di cedere ai tanti vantaggi offerti dalle nuove tecnologie, come quello di interrompere quando si vuole la puntata della propria serie preferita per poi riprenderla esattamente dal punto in cui si era rimasti, come e quando si vuole. Le pagine che vi avviate a leggere non hanno la pretesa di essere un manuale di demolizione delle convinzioni delle nuove generazioni dei fruitori dello spettacolo, né un inno alla nostalgia. Semmai, un umile tentativo di far capire come in ogni campo dello spettacolo, inteso nel senso più lato possibile, non esista un bello e un brutto a prescindere,

un vecchio e un nuovo, ma solo diversi modi per rendere un prodotto bello o brutto, nuovo o vecchio. Del resto provare a sintetizzare la storia del varietà in un e-book sarebbe un tentativo presuntuoso, se non altro perché la storia del varietà coincide con quella della televisione. Sì, perché se, come scopriremo tra pochissimo, non solo c’è stato un varietà prima della nascita della televisione, ma anzi il varietà stesso non nasce per la televisione, proprio questo genere di intrattenimento ha contribuito come e più di qualsiasi altro a far accrescere la popolarità della “scatola magica” e dei suoi protagonisti principali, dando vita alle mille sfaccettature che il genere stesso contiene in sé fin dall’etimologia del termine. Perché la parolina magica in questione non rimanda solo al teatro di spettacoli vari che ci è stato tramandato dai francesi, bensì alla molteplicità di elementi e di aspetti che compongono un dato elemento e che in esso convivono.

Si può quindi intuire perché il varietà sia il genere per eccellenza degli spettacoli, televisivi e non, una sorta di università contenente vari “insegnamenti”, dal ballo al canto, dalla comicità all’ironia, fino al gioco e ad altre forme di esibizioni artistiche. Eccellere in tutti significa poter ambire a… un voto di laurea molto alto e, insistendo con la metafora, a confezionare un prodotto in grado di soddisfare la commissione, che altro non è che il pubblico. Che questo appartenga a un teatro, ai tempi delle riviste, o al piccolo schermo, dagli anni ’50 ai giorni nostri, la sostanza non cambia. Perché se gli attori del mondo televisivo sono e resteranno i conduttori-comunicatori e i telespettatori, negli anni le crescenti invasività e aggressività dell’impostazione semantica dei messaggi veicolati dalla tv hanno rappresentato una delle prime cause dell’involuzione del livello culturale del telespettatore medio.

Siamo quindi figli diretti di ciò che la tv ci propone o anche artefici del nostro destino… catodico? Difficile, se non impossibile, dare una risposta certa, ma non si può negare che c’abbiamo messo anche del nostro per meritarci il progressivo degrado vissuto nel passaggio lungo oltre 50 anni dalla semplicità e dall’innocenza di Carosello alla violenza verbale dei reality show o di alcune forme della stessa pubblicità. Perché le parole non sono, come sostenuto da eminenti linguisti, solo la semplice rappresentazione delle cose, bensì la loro rappresentazione pratica. Come tradurre tutto questo in termini “televisivi”? Per provarci addentriamoci nel lungo romanzo del varietà, che, almeno nella sua forma originale e più “pura”, resta la migliore delle trasposizioni possibili dei gusti e delle esigenze di un fruitore di uno spettacolo di intrattenimento che, negli anni, si è rivelato più fedele anche delle evoluzioni in apparenza più realistiche dello spettacolo stesso.

In questo ebook trovi

Introduzione
La nostra storia dentro il piccolo schermo

  1. Il Varietà prima della tv
    1.1 La televisione elettromeccanica e i primi segnali di “spettacolo”
    1.2 Le origini del varietà: le Revues, dalla Francia con furore
  2. Alle radici del varietà italiano
    2.1 Il teatro di rivista: dalla satira alla commedia musicale
    2.2 Il cabaret: il “multivarietà” che conquistò gli italiani
    2.3 Ettore Petrolini, le mille maschere di un maestro
    2.4 L’avanspettacolo: il teatro incontra il cinema
    2.5 Le evoluzioni del teatro di rivista: la commedia musicale
  3. Una rivoluzione chiamata tv: Antonello Falqui
    3.1 Quando lo show incontra la musica: l’epopea del Musichiere
    3.2 La televisione secondo Falqui: con Studio Uno la tv scopre l’intrattenimento
    3.3 Canzonissima: nasce lo show del sabato sera
    3.4 Falqui e l’”altro varietà”: l’epoca di Milleluci
    3.5 Falqui il talent scout: Al Paradise e gli ultimi successi
  4. Enzo Trapani: la sperimentazione televisiva fatta arte
    4.1 Da Non Stop a Stryx: quando la comicità diventa spettacolo
    4.2 L’Italia di Fantastico: la nuova era del varietà
    4.3 L’addio a Trapani e la fine della tv visionaria
  5. I giganti del varietà
    5.1 Corrado: la voce, l’anima e il cuore di radio e tv
    5.2 Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, la coppia più amata dagli italiani
    5.3 Vianello, il signor varietà: dalla “metatelevisione” ai successi in radio
    5.4 Sandra & Raimondo, l’addio alla Rai e la scommessa-sitcom
    5.5 Renzo Arbore, il genio dissacrante di radio e tv
    5.6 Raffaella Carrà, una showgirl nelle case degli italiani
    5.7 Ironia e provocazione: nasce lo “stile Boncompagni”
    5.8 Carrà, la star del sabato sera e la nascita dei people show
    5.9 ‘Nazionalpopolare a chi?’ L’era Pippo Baudo
  6. Le tv commerciali scoprono il varietà
    6.1 Il successo di Premiatissima
    6.2 Drive In, il gran bazar che cambiò la televisione italiana
    6.3 Grand Hotel, la rivista rinasce nel sit show
    6.4 Il fenomeno Non è la Rai
  7. Il varietà nel XXI secolo: lo “stile Bonolis”
  8. Reality show mania: nasce la tv della sopravvivenza
    8.1 L’involuzione della specie: perché il talent show non è l’erede del varietà
  9. Il ciclone Fiorello: nasce il varietà 2.0
    Conclusione
    Il varietà è vivo, W il varietà
    Bibliografia

Formato Pdf, 151 Pagine

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Prezzo: €14,99

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