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Cronaca neraQuando il Crimine Diventa Spettacolo

(Davide Martini)

Nel 2014 la televisione ha compiuto 60 anni. Un anniversario celebrato in maniera giustamente pomposa, perché quella scatola di immagini e suoni ha rivoluzionato la vita degli italiani. Immaginare, oggi, una vita senza tv sembra impossibile.

Per uomini e donne di qualsiasi generazione. Nel corso dei decenni il tubo catodico è cambiato insieme agli italiani, accompagnandone paure e rinascite, dai sogni del decennio dei ’60 agli anni di piombo, fino ai fantastici anni ’80 e alla rapida evoluzione tecnologica che ha preceduto il nuovo millennio.

Un profondo cambiamento nel modo di fare televisione è coinciso con l’affermazione della tecnologia: in principio erano i computer, poi le web tv e la smartphone-dipendenza, senza ovviamente trascurare il cambiamento più epocale, l’affermarsi della tv satellitare che ha aperto la crisi dei canali generalisti. Crisi irreversibile?

Non è dato a sapersi, come in ogni settore anche in quello dell’intrattenimento televisivo per restare a galla occorrono idee, oltre ai mezzi per svilupparle. Non si può negare che nell’ultimo ventennio la qualità e l’originalità delle trasmissioni delle tv commerciali e di quella di stato sono venute meno e che a tenere a galla la baracca, attraverso i salvifici punti di share, sono stati programmi che vengono apprezzati da un certo target anagrafico di telespettatori e in particolare telespettatrici.

Tv trash, secondo molti, eppure è questo ciò che è più preponderante all’interno dei cosiddetti “contenitori pomeridiani”. Già, gli stessi che, negli anni ’80, presero piede in particolare sulle allora emergenti reti Fininvest e nei quali il pubblico di signore pensionate o alle prese con bimbi da crescere veniva intrattenuto a suon di soap opera, rigorosamente sudamericane (e infinite…), inframmezzate da qualche intervista in studio e da qualche gioco, oltre che da parecchia pubblicità. Nostalgia?

In parte sì, per chi ha vissuto quel periodo, e comunque si trattava di una programmazione figlia dei tempi. Come detto, si viveva il sogno della rinascita post anni di piombo nel segno di un generale benessere per il paese. Meno di trent’anni dopo è tutto cambiato e allora quegli stessi “contenitori” hanno invaso anche gli schermi della Rai, ma non trasmettono più storie d’amore più o meno favolistiche, bensì danno sempre più spazio alle notizie di cronaca nera, trattata in tutte le sue sfaccettature, comprese le più delicate e macabre.

Sulla carta, il target dello spettatore-medio sarebbe cambiato, visto che l’obiettivo, anzi il sogno, è quello di tenere davanti agli schermi non solo signore/i di età medio-avanzata, ma anche giovani, laureati o non, e comunque quella fascia di italiani, purtroppo ampia, che non lavora durante il pomeriggio.

Nella sostanza, però, i dati d’ascolto confermano che il prime time pomeridiano non sfonda presso gli under 50 e del resto non c’è da stupirsi pensando a cosa sia diventata la tv generalista oggi, ovvero non più il mezzo di comunicazione principale per i giovani, che possono fruire della vasta gamma assicurata dai new media, bensì per quella fascia di popolazione più lontana dalla tecnologia. E quindi più facilmente “condizionabile”.

 

In questo ebook trovi:

La tv d’informazione nel XXI secolo
L’invasione delle brutte notizie
Le morti mediatiche nei salotti televisivi
Da Portobello ai giorni nostri: nascita (e morte?) della Tv verità
Quando lo spettatore entra in tribunale: la nuova frontiera del voyeurismo
Le morti mediatiche: esorcizzazione o distorsione?
La tragedia di Alfredino Rampi: le 18 ore che cambiarono la tv (verità)
Tra diritto di cronaca e sensazionalismo
Una tragedia che ha fatto epoca: la nascita della Protezione Civile
Alfredino, il figlio di tutti
Una svolta di nome Ground Zero
11/09/2001: la fine dello “stupore”
I doveri dell’informazione davanti a una tragedia epocale
La lezione della tv made in Usa
Le crime news e gli effetti sul pubblico
Cosa dice la statistica
Il parere degli studiosi
“La Teoria della coltivazione”: quando la tv orienta le coscienze
L’Agenda Setting’: l’influenza dei mass media sull’audience
Cogne vs Avetrana: delitti televisivi allo specchio
Se l’orrore è domestico
La Valle d’Aosta e il primo delitto mediatico d’Italia
L’Italia in un plastico
Il caso Cogne nell’immaginario popolare
L’omicidio di Sarah Scazzi: l’orrore diventa intrigo
Quando il delitto è “orizzontale”
L’importanza dell’”Io confesso”
Scende in campo il criminologo
Cronaca nera e gli altri media
L’informazione sul Web
L’approccio della stampa
Il “Disimpegno morale”: le distorsioni linguistiche della carta stampata
L’ascesa del multiculturalismo e il politically correct
Le tragedie scomode
Il suicidio e lo spettro dell’emulazione
I mass media e l’importanza della prevenzione
Crimini sulle donne: tra orrore e ipocrisia
Quel nonsense chiamato raptus
Il dolore delle donne tra spettacolarizzazione e narrazione
Lo stupro e quello strano ribaltamento mediatico
Conclusione
Bibliografia
Sitografia

 

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